Chiesina Farnè (Lizzano in Belvedere), la "Cà di Toniee" (Casa dei Tonielli): esterno
Chiesina Farnè (Lizzano in Belvedere), la "Cà di Toniee" (Casa dei Tonielli): esterno
Genera il pdfNotizie storico artistiche
Datazione
Luogo della ripresa
Chiesina Farnè (Lizzano in Belvedere)
Data della ripresa
1970
Oggetto
Positivo
Forma Specifica dell'Oggetto
stampa su carta
Misure immagine (in cm; hxb)
24x18
Misure negativo (in cm; hxb)
lastra 15x10; negativo 7x6
Indicazione di colore
b/n
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Chiesina Farnè (Lizzano in Belvedere), la "Cà di Toniee" (Casa dei Tonielli): esterno
Bibliografia
Luigi Fantini, "Antichi edifici della montagna bolognese", Bologna, Alfa, 1971, vol. I/254, pag. 261.
Note
Chiesina Farnè si trova a 709 metri s.l.m., ad appena quattro km. da Vidiciatico, ai piedi della catena dei Monti della Riva. Nei pressi scorre il Dardagna, torrente ricco di acque. Il nome sembra derivi da farnia, specie di quercia a foglie larghe. La località era conosciuta anche come "Chiesina di capel Buso", dal vicino monte, sul quale, nel 1762, fu posto un "termine" che segna il confine tra il territorio modenese e bolognese. Nelle vicinanze esiste ancora una costruzione, in parte distrutta, che fungeva da dogana ed era una vecchia torre. A poca distanza da Chiesina Farnè si trova la borgata di "Cà di Julio" da dove sembra sia transitato Giulio Cesare dopo la conquista della Gallia. Enrico Fantini scattò questa fotografia
nel 1970.
Come quelle di Luigi Fantini (suo zio), fa parte di una serie di scatti che documentano soprattutto una particolarità dell'appennino bolognese presente solo nell'alta Val Dardagna, ovvero, i camini. Questi comignoli di forma cilindrica sono talvolta sormontati da rozze raffigurazioni di teste umane (spesso poste anche presso gli angoli delle case) o da "mamme" (sorta di mammelloni scolpiti). Non si conosce l'esatta origine del significato di queste presenze ma, quasi certamente, deriva da riti sacrali e propiziatori precristiani.
nel 1970.
Come quelle di Luigi Fantini (suo zio), fa parte di una serie di scatti che documentano soprattutto una particolarità dell'appennino bolognese presente solo nell'alta Val Dardagna, ovvero, i camini. Questi comignoli di forma cilindrica sono talvolta sormontati da rozze raffigurazioni di teste umane (spesso poste anche presso gli angoli delle case) o da "mamme" (sorta di mammelloni scolpiti). Non si conosce l'esatta origine del significato di queste presenze ma, quasi certamente, deriva da riti sacrali e propiziatori precristiani.