Clavicembalo Gioseffo Maria Goccini 1725

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Clavicembalo Gioseffo Maria Goccini 1725

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Notizie storico artistiche

Datazione
Firma
Giosef/fo Ma:/+ e Goccini /1725/ Giugno/53
Misure
231 x 88 x 90,4 cm
Iscrizioni
Nome e data - scritte a penna sulle leve del primo e dell'ultimo tasto

monogramma GAC (sotto il blocco costituente la fiancata sinistra della tastiera)

etichetta a stampa "COMUNE / DI BOLOGNA / MOSTRA DEL 700 BOLOGNESE / ORGANIZZATA IN OCCASIONE / DEL CENTENARIO CARDUCCIANO / NEL PALAZZO D’ACCURSIO" (all'interno del coperchio; con la scritta a penna "Sig.a Maria Biavati ved. Costa")
Notizie storico critiche
Il clavicembalo fu verosimilmente costruito su commissione della nobile famiglia bolognese Gozzadini, il cui stemma figura sull’assicella destra (applicata alla fascia corta) di sostegno del pannello anteriore; i colori originali dello stemma (rosso e argento), che erano stati ridipinti in epoca recenziore rispettivamente in giallo e azzurro, sono stati recentemente riscoperti. Non è chiaro il ruolo che potrebbe aver avuto nella commissione dello strumento l’abate Zanotti, il cui nome fi gura in una sorta di dedica nella pittura della fascia posteriore; questi è identificabile nel canonico Ercole Zanotti (1684-1745), fratello del pittore Giovanpietro Zanotti Cavazzoni (1674-1765). Nel 1888 lo strumento era in possesso dell’archeologo Torquato Costa; nel 1935 della di lui vedova, Maria Biavati, ad Anzola dell’Emilia (Bologna). Fu poi in possesso privato a Roma.

Sotto la tastiera del clavicembalo si trovano, su aposito telaio, 23 ulteriori leve ("controtasti"), disposte obliquamente rispetto alle leve dei tasti. Sono suddivise in due gruppi: 11 nei “bassi” e 12 nei “soprani”. I bordi anteriori delle prime si trovano sotto le teste dei tasti Sol1, La1-Fa#2 e le loro estremità posteriori sotto le code dei tasti Sol0, La0-Fa#1; il secondo gruppo di 12 leve è disposto con i bordi anteriori sotto le teste dei tasti Do#3-Do4 e con quelli posteriori sotto le code dei tasti Do#4-Do5. Ad ognuno dei già descritti blocchetti d’abete fissati sotto i tasti corrisponde un blocchetto di noce incollato sopra i “controtasti”. Quando questi ultimi sono inseriti, i tasti Sol1, La1-Fa#2 agiscono sui corrispondenti dell’ottava inferiore – creando così un raddoppio di 16’ – e i tasti Do#3-Do4 su quelli dell’ottava superiore – con risultante raddoppio di 4’ -.
Sulla lista anteriore del telaio è applicato un blocchetto di pioppo in cui è fissata una vite di ferro che fuoresce,
attraverso apposito foro, dal listello davanti alla tastiera ed è dotata d’un pomello in legno di bosso tornito.
Tirando il pomello, e con esso i “controtasti”, verso il sonatore, i blocchetti dei tasti e dei “controtasti” vengono
a combaciare e il sistema d’unione viene così inserito; spingendo il pomello, i “controtasti” vengono arretrati; i
blocchetti cessano di combaciare e l’accoppiamento viene disinnestato.

Su Gioseffo Maria Goccini cfr. la nota biografica contenuta nella descrizione del cembalo costruito da questo autore nel 1721 facente parte della presente collezione (B4).

Il carattere delle decorazioni pittoriche ed il modo di trattare in controluce i secondi piani e la vegetazione, con reminiscenze risalenti al Crespi del bolognese palazzo Pepoli Campogrande, sono soprattutto la divulgazione dei modi di Vittorio Bigari, protagonista assoluto delle piacevolezze del barocchetto bolognese già nelle Allegorie dei Bagni della Porretta affrescate in Palazzo Ranuzzi, oggi di Giustizia, nel 1724-1725. L’antefatto bigariano potrebbe prendere corpo nella persona di un allievo, l’anconitano Nicola Bertuzzi, naturalizzato bolognese in arte. Si indica qui il nome del Bertuzzi come proposta di studio, nonostante qualche durezza di condotta pittorica dovuta in parte allo stato di conservazione, per le analogie nel modo di atteggiare le figure e comporre i panneggi, per le simili scelte in tavolozza e le tipologie umane altrettanto “ingenue”. Nell’Ercole e Onfale – dove esistono integrazioni successive, come la finestra sulla sinistra contro la quale si ritaglia uno degli amorini – esigenze di composizione richiedono un impianto più calibrato che giustifica l’apparente incongruenza con le scene delle fasce. Questo risultato ritrova qualche ricordo del Dal Sole, appunto dal quadro dello stesso soggetto (Dresda, Staatliche Kunstsammlung). Gli episodi bacchici che traspongono nel mito gli affetti e l’esaltazione trionfante del piacere recato dalla musica, a contrasto con l’allegoria moraleggiante di Ercole, passano lungo le fasce: Arianna addormentata sorpresa dal fauno; danze delle baccanti; corteggio e trionfo di Bacco e, a conclusione della fascia posteriore, presso i putti che versano vino nel corno, la piccola cassa che contiene le fiasche del prezioso nettare da inviare, come motto di spirito o celata simbologia, all’illustre abate. La fascia lunga è occupata dallo scorrere di un paesaggio dove si cita dai repertori delle rovine antiche, come dalle più domestiche vedute, non senza le “amenità” care ai temperisti bolognesi.

Catalogo della Collezione Tagliavini (2008) Vol. I, p. 202.
Descrizione
Titolo: Clavicembalo di Gioseffo Maria Goccini, Bologna, 1725
Numero di inventario: Collezione Tagliavini B5
Nome dell'oggetto (IT/ENG): Clavicembalo / Harpsichord
Classificazione: Strumenti a tastiera a corde pizzicate
Costuttore: Gioseffo Maria Goccini
Luogo di costruzione: Bologna
Data: 1725
Dimensioni (L x W x H) : 231 x 88 x 90,4 cm
Ambito: 53 tasti. Sol0, La0 - Do5
Registri: 8' x 8' ; 23 ulteriori leve ("controtasti") divise in 11 nei bassi e 12 nei soprani, per la terza e la quarta mano
Autori: Gioseffo Maria Goccini - strumento; Nicola Bertuzzi, attr. - decorazioni pittoriche
Data di acquisizione: 1975
Restauri: -
Bibliografia
"Collezione Tagliavini. Catalogo degli strumenti musicali", a cura di John Henry van der Meer e Luigi Ferdinando Tagliavini, Bononia University Press, Bologna 2008. Volume I, pp. 202-215: B5 Clavicembalo
Note
Esposto al Museo di San Colombano - Collezione Tagliavini