Corte d'Assise di Torino \905 - Processo Murri-Bonmartini

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Corte d'Assise di Torino \905 - Processo Murri-Bonmartini

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Inventario
da BRI 01693 a BRI 01695
Autore

Notizie storico artistiche

Luogo della ripresa
Torino
Data della ripresa
1905
Timbro di spedizione (Luogo e data)
Bologna, 7.8.1905
Oggetto
Positivo
Forma Specifica dell'Oggetto
cartolina postale
Misure immagine (in cm; hxb)
9x14
Indicazione di colore
b/n
Iscrizioni
Dei tre esemplari uno solo risulta viaggiato (n. inv. BRI 01695) da Bologna a Bologna. La data di spedizione è quella del 7.8.1905. Sul recto della copia n. inv. BRI 01694 compare il timbro dell'editore bolognese Giovanni Mengoli e sono state annotate alcune cifre.
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Corte d'Assise di Torino \905 - Processo Murri-Bonmartini
Note
Da un articolo di Daniela Schiavina pubblicato su https://genusbononiaeblog.it: "Il 2 settembre 1902, Bologna divenne la protagonista di uno dei casi giudiziari più famosi del Novecento. In un’elegante palazzina di via Mazzini 39 fu scoperto il cadavere di Francesco Bonmartini, genero del prof. Augusto Murri, illustre clinico, medico di Casa Reale.
A fine agosto Bonmartini aveva lasciato Venezia, dove era in vacanza con la moglie Linda (figlia del professore) per tornare a Bologna. Dopo qualche giorno, i vicini chiamarono il prof. Murri per avvertirlo del cattivo odore che si sprigionava dall’appartamento. Così, si rinvenne il corpo. La polizia iniziò le indagini. Il conte era stato ucciso con un’arma da taglio: il movente era da far risalire ad una rapina, visto lo stato in cui si trovava la casa.
Qualche giorno dopo, tuttavia, lo stesso prof. Murri accusò il figlio Tullio dell’omicidio. In città successe un pandemonio: Tullio Murri era conosciuto come direttore del periodico socialista “La Squilla” ed era consigliere provinciale del PSI.
I giornali cattolici presero la palla al balzo ed iniziarono una campagna contro il razionalismo laico e il socialismo. Il processo cominciò e, dopo qualche tempo, fu trasferito da Bologna a Torino. Tullio fu riconosciuto colpevole, seppure con la complicità della sorella Linda e di altri personaggi “minori”. Il re concesse la grazia a Linda, che riottenne la libertà dopo un breve periodo. Tullio uscì dal carcere nel 1919". La donna ritratta nella cartolina era Linda Murri, all'anagrafe Teodolinda, (Fermo, 12 settembre 1871 – Roma, 4 dicembre 1957) figlia di Augusto Murri. Il 17 ottobre 1892 aveva sposato Francesco Bonmartini, patrizio veneto di aristocrazia terriera. Il matrimonio, nonostante la nascita di due figli, si rivelò fin da subito disastroso, tanto da portare ad una separazione legale nel 1899. La giovane donna iniziò allora una relazione con un allievo del padre, il dott. Carlo Secchi, che già in gioventù aveva frequentato. Nel 1902 l'evento descritto più sopra. Dopo aver ricevuto la grazia dal re, Linda si risposò con Francesco Egidi, precettore dei suoi figli. In seguito si ritirò per alcuni anni nella tenuta di famiglia a Porto San Giorgio, da dove si trasferì successivamente a Roma. Qui visse scrivendo di libri di parapsicologia. Colta da paralisi nel 1950 morì nel 1957.