Gli uscieri della Cassa di Risparmio in Bologna

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Gli uscieri della Cassa di Risparmio in Bologna

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Notizie storico artistiche

Datazione
Luogo della ripresa
Bologna
Luogo e anno di edizione
Bologna, fine sec. XIX
Tecnica e supporto
positivo fotografico all’albumina incollato su cartoncino grigio
Misure immagine (in cm; hxb)
21x17; con cartoncino 28,5x21,5
Notizie storico critiche
La fotografia è dono della signora Lidya Prandini (Bologna) nel marzo 1999. La persona contrassegnata con una crocetta a penna biro era suo nonno Fortunato.
Soggetto o iconografia
Il 14 luglio 1837 un decreto del Legato, cardinale Vincenzo Macchi, sanciva l'apertura della Cassa di Risparmio di Bologna, creata da circa cento privati cittadini. Tra gli azionisti fondatori figurava anche Gioachino Rossini. La prima sede era in un locale al piano superiore del Palazzo del Podestà, concesso gratuitamente “dalla Comunale Rappresentanza”. Dal 1° ottobre l'istituto cominciò a ricevere “i risparmii (sic) degl'industriosi”. I depositi all'apertura erano 126, per 213 scudi e 21 baiocchi. Nemmeno quarant’anni dopo, nel 1876, assommavano già a 15 milioni di lire. L'apertura di questa banca, pensata come una società di credito al servizio delle classi popolari, fu un indicatore di ripresa economica, dopo un lungo periodo di depressione contrassegnato dalla scarsità di capitali d'investimento. Col progredire degli affari, l’istituto si dotò di un nuovo Palazzo, progettato dall’architetto Giuseppe Mengoni, e di una nuova immagine. Anche gli uscieri (quelli che fino a qualche anno fa erano i commessi) assunsero una loro dignità: dovevano avere un aspetto particolarmente curato e dovevano vestire una divisa. Le sei persone qui ritratte mostrano infatti una certa eleganza e quattro di loro mettono in evidenza la catena dell’orologio da taschino che emerge dal panciotto.