Il Bargello in abito di gala (sec. XVIII)

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Il Bargello in abito di gala (sec. XVIII)

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Inventario
BRI 00513, BRI 00514
Autore

Notizie storico artistiche

Luogo e anno di edizione
Bologna, s.d.
Serie
Bologna antica - serie 2
Oggetto
Positivo
Forma Specifica dell'Oggetto
cartolina postale
Orientamento
verticale
Misure immagine (in cm; hxb)
14x9
Indicazione di colore
b/n viraggio seppia
Iscrizioni
Il nome dell'editore compare sul verso, in basso a sinistra, preceduto dal n. 25-a.
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Bologna, il Bargello in abito di gala (sec. XVIII)
Bibliografia
"Vestiari, usi, costumi di Bologna cessati nell'anno 1796 raccolti da Giuseppe Guidicini e disegnati da Domenico Ramponi. Un eccezionale fotoreportage dal passato", introduzione e schede esplicative a cura di Mario Fanti, Bologna, B.U.P., 2017, pag. 72 fig. 96
Note
Il Capitano del Popolo o Capitano di Giustizia fu presente in molte città della penisola italiana, ma soprattutto sotto lo Stato Pontificio, già a partire dal Medioevo . Il termine "bargello", che significa torre fortificata o castello e deriva dal latino medievale "barigildus" , ha origini longobarde. A Bologna la carica venne istituita verso il 1250. Il Bargello rappresentava soprattutto i ceti emergenti (mercanti e artigiani), aveva il compito di amministrare la giustizia e affiancava il Podestà, che era invece espressione della classe aristocratica. La sede del Bargello o Capitano di Giustizia era a Palazzo del Podestà e all'interno dello stesso edificio si trovavano le carceri. L'immagine fotografata è contenuta in un volume conservato presso la Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio di Bologna (ms. B 2329). Tale prezioso volume faceva parte della raccolta personale di Giuseppe Guidicini (Bologna, 1763-1837), ingegnere, uomo politico e storico. Il manoscritto si intitola "Vestiari, usi, costumi di Bologna cessati nell'anno 1796" e costituisce una raccolta di eccezionale valore storico e documentario di costumi e di immagini di vita della Bologna ahimè definitivamente "scomparsa" con l'ingresso delle truppe francesi in città proprio in quell'anno. Le n. 150 tavole che lo corredano furono eseguite all'acquerello dal pittore Domenico Ramponi, allievo poco conosciuto di Jacopo Alessandro Calvi detto "Il Sordino".