Il processo Palizzolo alle Assise di Bologna - gli accusati
Il processo Palizzolo alle Assise di Bologna - gli accusati
Genera il pdfNotizie storico artistiche
Datazione
Stampatore
Oggetto
Positivo
Forma Specifica dell'Oggetto
cartolina postale
Misure immagine (in cm; hxb)
9x14
Indicazione di colore
b/n
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Il processo Palizzolo alle Assise di Bologna - gli accusati
Bibliografia
1)https://www.bibliotecasalaborsa.it/cronologia/
2) http://www.storiamediterranea.it/portfolio/processo-contro-raffaele-palizzolo
2) http://www.storiamediterranea.it/portfolio/processo-contro-raffaele-palizzolo
Note
Raffaele Palizzolo (Termini Imerese, 1843 – 1918) è stato un politico italiano. Fu incriminato come mandante dell'uccisione del marchese Emanuele Notarbartolo, già direttore generale del Banco di Sicilia e sindaco di Palermo, avvenuta il 1º febbraio 1893. Notarbartolo fu ucciso con ventisette colpi di pugnale durante il tragitto in treno tra Termini Imerese e Trabia. Gli esecutori furono Matteo Filippello e Giuseppe Fontana, legati alla mafia siciliana. Nel 1899 la Camera dei Deputati autorizzò il processo contro Raffaele Palizzolo come mandante dell'assassinio. Nel 1902 venne giudicato a Bologna, dichiarato colpevole e condannato a 30 anni di reclusione. Il caso colpì profondamente l'opinione pubblica: per la prima volta si parlava apertamente di delitto di mafia.
Don Palizzolo risultava infatti in ottimi rapporti con le cosche palermitane e trapanesi.
Il verdetto apparve a Palermo e in Sicilia come una condanna dell’intera isola, voluta dal Nord a danno del Sud, e innescò una violentissima reazione. In difesa di Palizzolo, ritenuto vittima di un iniquo errore giudiziario e di pregiudizi inveterati contro i siciliani, si costituì, a iniziativa di Giuseppe Pitrè, un «Comitato pro Sicilia», la cui attività si concluse con successo: la Cassazione annullò la sentenza di Bologna e il nuovo processo che si tenne a Firenze lo assolse per insufficienza di prove (luglio 1904).
Don Palizzolo risultava infatti in ottimi rapporti con le cosche palermitane e trapanesi.
Il verdetto apparve a Palermo e in Sicilia come una condanna dell’intera isola, voluta dal Nord a danno del Sud, e innescò una violentissima reazione. In difesa di Palizzolo, ritenuto vittima di un iniquo errore giudiziario e di pregiudizi inveterati contro i siciliani, si costituì, a iniziativa di Giuseppe Pitrè, un «Comitato pro Sicilia», la cui attività si concluse con successo: la Cassazione annullò la sentenza di Bologna e il nuovo processo che si tenne a Firenze lo assolse per insufficienza di prove (luglio 1904).