Lavis (TN): panorama

60f6d68b3c12a10007f143a6

Lavis (TN): panorama

 Genera il pdf
Inventario
MICH. 2227
Categoria:

Notizie storico artistiche

Datazione
Luogo della ripresa
Lavis (TN)
Data della ripresa
1900
Oggetto
Positivo
Forma Specifica dell'Oggetto
stampa su carta
Misure immagine (in cm; hxb)
18x24
Misure negativo (in cm; hxb)
6x7
Indicazione di colore
b/n
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Lavis (TN): panorama
Bibliografia
1) Attilio Bertolucci, "Italia 1900. Viaggi fotografici di Giuseppe Michelini (1873-1951)", Bologna, Grafis-Zanichelli, 1981; 2) Franca Varignana, "Le collezioni fotografiche bolognesi. Collezioni d'Arte e di Storia Cassa di Risparmio in Bologna" in "Fotografie e fotografi a Bologna 1839-1990" a cura di Giuseppina Benassati e Angela Tromellini, Bologna, Grafis, 1992, pp. 98-100; 3) "Lo specchio d'inchiostro", testo di Michele Smargiassi, immagini d'archivio dalle Collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna selezionate da Ghigo Roli, Modena, Artioli, 2000; 4) "Domani si parte. Vacanze nel primo Novecento. Fotografie di Giuseppe Michelini dalle Collezioni d'Arte e di Storia di San Giorgio in Poggiale", a cura di Beatrice Buscaroli e Angela Nardi, Bologna, Bononia University Press, 2006.
Note
Socio del Club Alpino Italiano, del Circolo Fotografico Bolognese e del Touring Club Italiano, Giuseppe Michelini compì diversi viaggi fuori Bologna. In tali occasioni raccolse vere e proprie serie fotografiche, come altrettante e puntuali documentazioni di cose viste. Questa ripresa, come ci informa una scritta sulla busta delle pellicole originali, fu scattata nell'agosto 1900 durante il tragitto tra Gardolo e Bolzano. Lavis è situato nella val d'Adige presso lo sbocco della val di Cembra ed è bagnato dal torrente Avisio (l'Avìs in dialetto trentino) da cui ne deriva il nome.La didascalia riportata è quella attribuita dallo stesso Michelini. In posizione rialzata, sul lato destro dell'immagine è visibile una sequela di archi: si tratta del Giardino dei Ciucioi, che fu ideato e realizzato da Tommaso Bortolotti, ricco imprenditore lavisano, tra il 1840 e il 1860. Tale giardino si sviluppava su terrazzamenti e si componeva di finte quinte legate all'eclettismo architettonico dell'epoca. Nei tempi del suo massimo splendore, lo arricchivano rare piante esotiche, coltivate in vaso e custodite in grandi serre riscaldate da stufe a olle e caminetti; dalla sottostante strada imperiale, tutti potevano ammirarlo. Secondo recenti teorie si sarebbe trattato di un giardino massonico. E' opportuno ricordare che fino al 1918 quei territori si trovavano ancora sotto il dominio dell'Impero Austro-Ungarico. Per il nostro autore si trattava dunque di un vero e proprio viaggio all'estero.