Monteacuto delle Alpi (Lizzano in Belvedere), strumento per la cottura dei "necci"
Monteacuto delle Alpi (Lizzano in Belvedere), strumento per la cottura dei "necci"
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FANT 0529
Categoria:
Notizie storico artistiche
Datazione
Luogo della ripresa
Monteacuto delle Alpi (Lizzano in Belvedere)
Oggetto
Positivo
Forma Specifica dell'Oggetto
stampa su carta
Misure immagine (in cm; hxb)
24x18
Misure negativo (in cm; hxb)
lastra 15x10; negativo 7x6
Indicazione di colore
b/n
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Monteacuto delle Alpi (Lizzano in Belvedere), strumento per la cottura dei "necci"
Note
Monteacuto è il paese più suggestivo e caratteristico delle vallate circostanti. E' situato ad un'altitudine di 913 m. ed è una frazione del comune di Lizzano in Belvedere. Anche qui, come in tutta l'Alta Valle del Reno dell'appennino bolognese, si consumavano i necci o nicci, o cian, piatto tipico che si ritrovava anche nella Montagna Pistoiese, nella Lucchesia, nell'alta Versilia e nella Garfagnana. Attualmente si tende a considerare il neccio come un dolce, ma le popolazioni rurali lo consumavano accompagnato con vivande salate.
L'impasto è costituito da farina di castagne finemente setacciata, acqua e poco sale. La difficoltà maggiore è data però dalla loro cottura, per la quale sono necessarie sia una notevole perizia che appositi strumenti, detti "testi", da mettere sul fuoco del camino, oppure i "ferri", che sono dei cerchi di ferro con dei lunghi manici, che vanno messi sul piano della stufa a legna. I testi sono più usati sul versante bolognese. Evidentemente, Luigi Fantini venne incuriosito da tale strumento e lo fotografò intuendo che era destinato a scomparire o, per lo meno, ad essere sostituito da altro mezzo più funzionale e moderno.
L'impasto è costituito da farina di castagne finemente setacciata, acqua e poco sale. La difficoltà maggiore è data però dalla loro cottura, per la quale sono necessarie sia una notevole perizia che appositi strumenti, detti "testi", da mettere sul fuoco del camino, oppure i "ferri", che sono dei cerchi di ferro con dei lunghi manici, che vanno messi sul piano della stufa a legna. I testi sono più usati sul versante bolognese. Evidentemente, Luigi Fantini venne incuriosito da tale strumento e lo fotografò intuendo che era destinato a scomparire o, per lo meno, ad essere sostituito da altro mezzo più funzionale e moderno.