Ricordo del Circuito Automobilistico - Bologna 6-7 Settembre 1908
Ricordo del Circuito Automobilistico - Bologna 6-7 Settembre 1908
Genera il pdfNotizie storico artistiche
Datazione
Stampatore
Timbro di spedizione (Luogo e data)
Napoli Capodimonte, 26.9.1910
Oggetto
Positivo
Forma Specifica dell'Oggetto
cartolina postale
Misure immagine (in cm; hxb)
9x14
Indicazione di colore
b/n
Iscrizioni
La cartolina è viaggiata da Napoli Capodimonte a Roma. Il timbro di spedizione risale al 16.9.1910.
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Circuito di Bologna, 1908
Bibliografia
articolo di Daniela Schiavina sul Blog del sito www.genusbononiae.it (cfr. https://genusbononiaeblog.it/settembre-1908-grand-prix-bolognese/)
Note
Nel 1908 si era tenuta la corsa New York-Parigi.
A Bologna, il “giovane” Automobil Club petroniano pensò di organizzare un’edizione della mitica Coppa Florio e la Targa Bologna. In tempi in cui le automobili erano pochissime e dominavano ancora le carrozze, si può ben capire quale fermento corresse in città.
Le indimenticabili giornate che videro le manifestazioni furono il 6 e 7 settembre. Il percorso prescelto, dopo molte riflessioni, fu tracciato sulle strade più agibili tra Bologna e Castelfranco Emilia. Più precisamente, il circuito prevedeva le seguenti tappe: Borgo Panigale – Castelfranco – Nonantola – San Giovanni in Persiceto – Borgo Panigale.
Lunghezza complessiva del percorso: km. 52,822. I giri previsti erano dieci, pertanto, i chilometri che dovevano essere fatti ammontavano a 528.
Nei giorni precedenti giunsero da ogni parte appassionati e sportivi, ovviamente appartenenti alla nobiltà e all’alta borghesia: chi per gareggiare e chi semplicemente per assistere alla manifestazione. Le tribune “ufficiali” furono allestite lungo la Persicetana e addobbate con svolazzanti bandiere. Le diciassette automobili partirono rombando; ne arrivarono solo sei. Quelle che non riuscirono a guadagnare il traguardo restarono in panne; fortunatamente, vi fu un solo incidente, ma senza vittime: l’”Itala” di Fournier e la “Bayard-Clément” di Hautwast si rovesciarono in un fosso vicino a Borgo Panigale.
Vinse il già titolatissimo pilota Felice Nazzaro su “Fiat” in 4 h, 25’ e 21’’ marciando ad una media oraria di Km. 132,07.
La Targa Bologna prevedeva lo stesso percorso, ma con soli otto giri ed era riservata alla categoria “gentlemen”, ovvero i dilettanti. Vinse Porporato su “Berliet”.
I maggiori quotidiani e periodici del tempo riconobbero all’unanimità che l’organizzazione delle due competizioni era stata perfetta, il cronista de “Il Resto del Carlino” scrisse addirittura che poteva essere considerata superiore a quella dell’ormai famosissimo “Grand Prix de France”!
In realtà, sempre di più, anche grazie a gare di resistenza cui veniva sottoposta, l’automobile stava trasformandosi da veicolo per competizioni a vettura da utilizzare per il turismo e per gli scopi pratici della vita. Ad ulteriore riprova di quanto l'avvenimento avesse suscitato l'interesse della nazione intera, vennero coinvolti anche alcuni membri della Casa Reale. In questo caso, sull'esemplare compare S.A.R. la principessa Maria Letizia Bonaparte, seconda moglie del primo duca di Savoia-Aosta, Amedeo, nonché figlia di Maria Clotilde di Savoia. Ai suoi tempi il matrimonio suscitò grande scandalo sia per i ventidue anni di differenza tra i coniugi sia perché lo sposo era il fratello della madre della sposa. Maria Letizia venne descritta dai contemporanei come una donna ribelle e poco osservante del protocollo, di personalità vivace e allegra. Particolarmente curiosa delle novità tecniche dell'epoca, era una assidua frequentatrice delle corse automobilistiche, spesso in veste di madrina dei circuiti, dove, come in questo frangente, metteva in palio la Coppa Salemi per il pilota che avesse dimostrato la migliore regolarità in gara. Il trofeo era intitolato a suo figlio, Umberto di Savoia-Aosta, conte di Salemi (Torino, 22 giugno 1889 – Crespano Veneto, 19 ottobre 1918).
A Bologna, il “giovane” Automobil Club petroniano pensò di organizzare un’edizione della mitica Coppa Florio e la Targa Bologna. In tempi in cui le automobili erano pochissime e dominavano ancora le carrozze, si può ben capire quale fermento corresse in città.
Le indimenticabili giornate che videro le manifestazioni furono il 6 e 7 settembre. Il percorso prescelto, dopo molte riflessioni, fu tracciato sulle strade più agibili tra Bologna e Castelfranco Emilia. Più precisamente, il circuito prevedeva le seguenti tappe: Borgo Panigale – Castelfranco – Nonantola – San Giovanni in Persiceto – Borgo Panigale.
Lunghezza complessiva del percorso: km. 52,822. I giri previsti erano dieci, pertanto, i chilometri che dovevano essere fatti ammontavano a 528.
Nei giorni precedenti giunsero da ogni parte appassionati e sportivi, ovviamente appartenenti alla nobiltà e all’alta borghesia: chi per gareggiare e chi semplicemente per assistere alla manifestazione. Le tribune “ufficiali” furono allestite lungo la Persicetana e addobbate con svolazzanti bandiere. Le diciassette automobili partirono rombando; ne arrivarono solo sei. Quelle che non riuscirono a guadagnare il traguardo restarono in panne; fortunatamente, vi fu un solo incidente, ma senza vittime: l’”Itala” di Fournier e la “Bayard-Clément” di Hautwast si rovesciarono in un fosso vicino a Borgo Panigale.
Vinse il già titolatissimo pilota Felice Nazzaro su “Fiat” in 4 h, 25’ e 21’’ marciando ad una media oraria di Km. 132,07.
La Targa Bologna prevedeva lo stesso percorso, ma con soli otto giri ed era riservata alla categoria “gentlemen”, ovvero i dilettanti. Vinse Porporato su “Berliet”.
I maggiori quotidiani e periodici del tempo riconobbero all’unanimità che l’organizzazione delle due competizioni era stata perfetta, il cronista de “Il Resto del Carlino” scrisse addirittura che poteva essere considerata superiore a quella dell’ormai famosissimo “Grand Prix de France”!
In realtà, sempre di più, anche grazie a gare di resistenza cui veniva sottoposta, l’automobile stava trasformandosi da veicolo per competizioni a vettura da utilizzare per il turismo e per gli scopi pratici della vita. Ad ulteriore riprova di quanto l'avvenimento avesse suscitato l'interesse della nazione intera, vennero coinvolti anche alcuni membri della Casa Reale. In questo caso, sull'esemplare compare S.A.R. la principessa Maria Letizia Bonaparte, seconda moglie del primo duca di Savoia-Aosta, Amedeo, nonché figlia di Maria Clotilde di Savoia. Ai suoi tempi il matrimonio suscitò grande scandalo sia per i ventidue anni di differenza tra i coniugi sia perché lo sposo era il fratello della madre della sposa. Maria Letizia venne descritta dai contemporanei come una donna ribelle e poco osservante del protocollo, di personalità vivace e allegra. Particolarmente curiosa delle novità tecniche dell'epoca, era una assidua frequentatrice delle corse automobilistiche, spesso in veste di madrina dei circuiti, dove, come in questo frangente, metteva in palio la Coppa Salemi per il pilota che avesse dimostrato la migliore regolarità in gara. Il trofeo era intitolato a suo figlio, Umberto di Savoia-Aosta, conte di Salemi (Torino, 22 giugno 1889 – Crespano Veneto, 19 ottobre 1918).