Sant'Andrea Val di Sambro (San Benedetto Val di Sambro), Casa "Castelluccio": edicola e abbeveratoio
Sant'Andrea Val di Sambro (San Benedetto Val di Sambro), Casa "Castelluccio": edicola e abbeveratoio
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FANT 0956
Categoria:
Notizie storico artistiche
Datazione
Luogo della ripresa
Sant'Andrea Val di Sambro (San Benedetto Val di Sambro)
Oggetto
Positivo
Forma Specifica dell'Oggetto
stampa su carta
Misure immagine (in cm; hxb)
24x18
Misure negativo (in cm; hxb)
lastra 15x10; negativo 7x6
Indicazione di colore
b/n
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Sant'Andrea Val di Sambro (San Benedetto Val di Sambro), Casa "Castelluccio": edicola e abbeveratoio
Bibliografia
Luigi Fantini, "Antichi edifici della montagna bolognese", Bologna, Alfa, 1971, vol. I/tav. XXXV,a, pag. 64
Note
Nelle carte e nei documenti più antichi questa località era menzionata con il toponimo di Sant’Andrea in Corniglio e soltanto a partire dagli inizi dell’Ottocento assunse l’odierna denominazione. Nel Medioevo il territorio si trovava in una delicata situazione di confine con la Toscana ed era soggetto a dure imposizioni feudali dei conti da Panico. Nei pressi di questa località si svolgeva un importante mercato che costituiva un appuntamento battuto dai mercanti della montagna bolognese per scambiare ogni sorta di merce. La Casa "Castelluccio" qui documentata era un insieme assai pittoresco di costruzioni, singolare per il loggiato architravato a tre luci su tre colonne di ordine toscano e per la grande porta che si apriva a sinistra dello stesso, recante sull'architrave la data 1536. Ancora a sinistra vi era un voltone con una rozza scala in massicci scalini di arenaria. Luigi Fantini ne fece oggetto di ripetute visite e ne annotò con passione caratteristiche e particolari. Una finestrina quadrata che nell'architrave aveva scudo araldico con lo stemma Bentivoglio; una singolare edicoletta costruita in conci d'arenaria raffigurante la B.V. di San Luca; un abbeveratoio per il bestiame ecc.. Fortunatamente indenne dopo il passaggio del fronte sul nostro Appennino tra il 1943 e il 1945, non riuscì a sopravvivere alle successive manomissioni dell'uomo. Negli anni Sessanta del secolo scorso, il piccolo nucleo fu infatti in gran parte demolito e quanto ne restava definitivamente compromesso. L'immagine qui proposta riproduce appunto l'edicola con la tavoletta in ceramica raffigurante la B.V. di San Luca e l'abbeveratoio. Il paesaggio appenninico era punteggiato da questi pilastrini o "maestà" di foggia più varia, testimonianza della grande religiosità popolare.