Ulisse Aldrovandi Lettore di Filosofia, Logica e Botanica nello Studio Bolognese (1522-1607)

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Ulisse Aldrovandi Lettore di Filosofia, Logica e Botanica nello Studio Bolognese (1522-1607)

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Inventario
BRI 00573; BRI 00574
Autore

Notizie storico artistiche

Luogo e anno di edizione
Bologna, s.d.
Serie
Bologna antica - serie 3
Oggetto
Positivo
Forma Specifica dell'Oggetto
cartolina postale
Orientamento
verticale
Misure immagine (in cm; hxb)
14x9
Indicazione di colore
b/n viraggio seppia
Iscrizioni
Il nome dell'editore compare sul verso, in basso a sinistra, preceduto dal n. 55-a.
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Ulisse Aldrovandi, dal quadro di Bartolomeo Passarotti
Note
Il dipinto del Passarotti qui riprodotto ci restituisce l'aspetto del famoso erudito bolognese Ulisse Aldrovandi. Nella didascalia, tuttavia, è indicato erroneamente il 1607 come anno della morte. In realtà l'Aldrovandi morì nel 1605.
Dopo una giovinezza avventurosa e numerosi viaggi, nel 1553 conseguì la laurea in Filosofia e Medicina presso l'Università di Bologna. Nel 1555 ottenne sempre presso lo stesso ateneo la cattedra di filosofia naturale. Nel 1568 fu nominato direttore del Giardino dei Semplici (orto botanico), che lui stesso aveva creato. Nel 1601 abbandonò l'insegnamento per dedicarsi al riordino e alla pubblicazione dei suoi lavori, che riguardavano molteplici discipline. Nel suo testamento (redatto nel 1603) tutto il suo patrimonio -composto da esemplari botanici e zoologici; da manoscritti, libri, disegni e stampe- fu destinato al Senato di Bologna, che doveva assumersi l'impegno di conservarlo nella sua interezza e in un unico luogo. La città e l'Università di Bologna divennero così proprietarie e custodi dell'eredità materiale e scientifica del grande naturalista, considerato dai più il vero fondatore della storia naturale moderna. Bartolomeo Ambrosini fu invece incaricato di curare la pubblicazione di molte sue opere.
Vale la pena di ricordare una curiosità che riguarda l'Aldrovandi. Nel 1575 egli fu sospeso da ogni carica pubblica per la durata di cinque anni a causa di una disputa con farmacisti e dottori di Bologna sulla composizione della teriaca, un famoso medicamento popolare (cfr. BRI 00521). Nel 1577 papa Gregorio XIII -cugino di sua madre- scrisse alle autorità bolognesi ingiungendo di reintegrare totalmente l'Aldrovandi e concesse il proprio aiuto finanziario alla pubblicazione dei suoi scritti.