Zena (BO), il castello ed il Monte delle Formiche

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Zena (BO), il castello ed il Monte delle Formiche

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Inventario
BRI / BO PROVINCIA 1967

Notizie storico artistiche

Luogo della ripresa
Zena (BO)
Luogo e anno di edizione
Bologna, s.d.
Data della ripresa
Anni Sessanta sec. XX° (?)
Timbro di spedizione (Luogo e data)
Pianoro (BO) (?), agosto 1963
Oggetto
Positivo
Forma Specifica dell'Oggetto
cartolina postale
Orientamento
orizzontale
Misure immagine (in cm; hxb)
10,3x14,7
Indicazione di colore
colore
Iscrizioni
La cartolina è viaggiata verso Bologna. Il timbro di spedizione risulta in parte illeggibile, ma la data di compilazione risale al 15.8.1963.
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Zena (BO), il castello ed il Monte delle Formiche
Note
Il castello di Zena sorge alle falde del Monte delle Formiche: nacque come borgo fortificato all'interno dei possedimenti di Matilde di Canossa. Un rogito del 1127, la testimonianza più antica, parla del "Castrum Genae", attorno a cui ben presto si formò un borgo. L'originaria funzione difensiva del castello è testimoniata da alcuni elementi architettonici che lo compongono, come le torri, la sala d'armi o le cisterne che lo rendevano autonomo in caso di assedio. Nel succedersi delle diverse proprietà, la funzione difensiva del castello fu progressivamente abbandonata in favore di quella residenziale. Alla fine del XIX secolo l'edificio, che versava in condizioni assai critiche, fu sottoposto ad un intervento di ristrutturazione da parte della famiglia Sassoli De' Bianchi. E' dovuta a questo restauro nello stile di Rubbiani la presenza delle merlature e dei decori in cotto. Durante la seconda guerra mondiale il castello fu sede di un comando tedesco e di una prigione: per questo fu più volte bombardato dall'esercito alleato. Gli abitanti della zona, inoltre, scavarono un cunicolo alla base della torre angolare per usarlo come rifugio antiaereo. Sul castello esiste una leggenda descritta nel romanzo di Raffaele Graragnani "La fanciulla di Zena", pubblicato nel 1872 e basato sulle parole di una lapide presente nel cimitero dell'Oratorio di Santa Cristina, ora distrutto, all'interno del complesso. Attualmente lo stabile è di proprietà privata ed è fruibile solo dall'esterno dal momento che versa in cattivo stato. Il nome del Monte delle Formiche (alto 638 m.) è legato a un fenomeno che annualmente vi si verifica. Intorno all'8 settembre, il giorno della festa della Madonna cui è dedicato un santuario presso la cima della montagna, sciami di formiche alate (Myrmica scabrinodis) raggiungono la vetta e qui muoiono. Dell'evento si ha testimonianza fin da tempi antichissimi, poichè nel Quattrocento la chiesa era denominata Santa Maria Formicarum. Nei secoli il fenomeno ha assunto una valenza quasi miracolosa, una sorta di omaggio della natura alla Madonna. Nel Santuario, sotto l'immagine della Vergine, è riprodotto un distico latino che recita "centatim volitant formicae ad Virginis aram quo que illam voliant vistmae tatque cadunt" (ansiose volano le formiche all'altare della Vergine, pur sapendo che ai suoi piedi moriranno). L'8 settembre è tradizione che gli insetti vengano benedetti e donati ai fedeli (la credenza popolare vuole infatti che curino alcuni malanni). Il sacro edificio fu più volte riedificato nel Trecento, nell'Ottocento e nel 1957, dopo la devastazione della seconda guerra mondiale. L'attuale chiesa fu costruita nello stesso luogo della precedente su disegno dell'arch. Gaetano Marchetti.