Zena (Pianoro), castello: veduta
Zena (Pianoro), castello: veduta
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FANT 0592
Categoria:
Notizie storico artistiche
Datazione
Luogo della ripresa
Zena (Pianoro)
Data della ripresa
1947
Oggetto
Positivo
Forma Specifica dell'Oggetto
stampa su carta
Misure immagine (in cm; hxb)
18x24
Misure negativo (in cm; hxb)
lastra 10x15; negativo su pellicola 6x7
Indicazione di colore
b/n
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Zena (Pianoro), castello: veduta
Bibliografia
Luigi Fantini, "Antichi edifici della montagna bolognese", Bologna, Alfa, 1971, vol. II/221, pag. 156.
Note
Il castello di Zena sorge alle falde del Monte delle Formiche: nacque come borgo fortificato all'interno dei possedimenti di Matilde di Canossa. Un rogito del 1127, la testimonianza più antica, parla del "Castrum Genae", attorno a cui ben presto si formò un borgo.
L'originaria funzione difensiva del castello è testimoniata da alcuni elementi architettonici che lo compongono, come le torri, la sala d'armi o le cisterne che lo rendevano autonomo in caso di assedio. Nel succedersi delle diverse proprietà, la funzione difensiva del castello fu progressivamente abbandonata in favore di quella residenziale. Alla fine del XIX secolo l'edificio, che versava in condizioni assai critiche, fu sottoposto ad un intervento di ristrutturazione da parte della famiglia Sassoli De' Bianchi. E' dovuta a questo restauro nello stile di Rubbiani la presenza delle merlature e dei decori in cotto.
Durante la seconda guerra mondiale il castello fu sede di un comando tedesco e di una prigione: per questo fu più volte bombardato dall'esercito alleato. Gli abitanti della zona, inoltre, scavarono un cunicolo alla base della torre angolare per usarlo come rifugio antiaereo.
Sul castello esiste una leggenda descritta nel romanzo di Raffaele Graragnani "La fanciulla di Zena", pubblicato nel 1872 e basato sulle parole di una lapide presente nel cimitero dell'Oratorio di Santa Cristina, ora distrutto, all'interno del complesso. Attualmente lo stabile è di proprietà privata ed è fruibile solo dall'esterno dal momento che versa in cattivo stato. Questa fotografia fu scattata da Luigi Fantini il 3 marzo 1947.
L'originaria funzione difensiva del castello è testimoniata da alcuni elementi architettonici che lo compongono, come le torri, la sala d'armi o le cisterne che lo rendevano autonomo in caso di assedio. Nel succedersi delle diverse proprietà, la funzione difensiva del castello fu progressivamente abbandonata in favore di quella residenziale. Alla fine del XIX secolo l'edificio, che versava in condizioni assai critiche, fu sottoposto ad un intervento di ristrutturazione da parte della famiglia Sassoli De' Bianchi. E' dovuta a questo restauro nello stile di Rubbiani la presenza delle merlature e dei decori in cotto.
Durante la seconda guerra mondiale il castello fu sede di un comando tedesco e di una prigione: per questo fu più volte bombardato dall'esercito alleato. Gli abitanti della zona, inoltre, scavarono un cunicolo alla base della torre angolare per usarlo come rifugio antiaereo.
Sul castello esiste una leggenda descritta nel romanzo di Raffaele Graragnani "La fanciulla di Zena", pubblicato nel 1872 e basato sulle parole di una lapide presente nel cimitero dell'Oratorio di Santa Cristina, ora distrutto, all'interno del complesso. Attualmente lo stabile è di proprietà privata ed è fruibile solo dall'esterno dal momento che versa in cattivo stato. Questa fotografia fu scattata da Luigi Fantini il 3 marzo 1947.