Bologna, il Pozzo della Secchia Rapita
Bologna, il Pozzo della Secchia Rapita
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BRI 03113
Categoria:
Donazione:
Notizie storico artistiche
Luogo della ripresa
Bologna
Luogo e anno di edizione
Modena, 1908
Stampatore
Data della ripresa
inizio sec. XX°
Timbro di spedizione (Luogo e data)
Modena, 20.6.1908
Oggetto
Positivo
Forma Specifica dell'Oggetto
cartolina postale
Orientamento
verticale
Misure immagine (in cm; hxb)
14x9
Indicazione di colore
b/n
Iscrizioni
Sul recto compaiono il profilo di Alessandro Tassoni con le date di nascita e di morte dello scrittore, l'immagine del luogo dove si trovava la secchia e la medesima accompagnata da alcuni versi di Tassoni. In alto a sinistra il motto "Avia Pervia", che si trova sullo stemma della Città di Modena, costituito da uno scudo sannitico di color oro con una croce azzurra dietro cui vi sono due trivelle incrociate, il tutto sovrastato da una corona ducale. Sul verso, a matita, il prof. Brighetti ha scritto "1908". La cartolina è viaggiata da Modena a Roma. Il timbro di spedizione risale al 20.6.1908.
Fondo/Raggruppamento
Soggetto o iconografia
Bologna, il Pozzo della Secchia Rapita
Note
All'altezza del n. civico 34 di via Saffi, a Bologna, c'è una botola che ricorda ove era collocato il celebrato Pozzo della Secchia Rapita. Di che cosa si trattava esattamente? Nel 1249 a Fossalta i Bolognesi sconfissero i Modenesi e catturarono Re Enzo, figlio dell'imperatore. Nel 1325 questi ultimi si rifecero a Zappolino e avanzarono fino a minacciare di entrare a Bologna da Porta San Felice. Poi, chissà perché, decisero di ritirarsi, ma lo fecero non senza prendersi una rivincita simbolica. Come "trofeo di guerra" e a dimostrazione della loro potenza, decisero di portare a Modena una secchia staccata da un pozzo nei pressi del loro accampamento. Tale trofeo, custodito a lungo all'interno della torre Ghirlandina e ora esposto nel Palazzo Comunale, ispirò ad Alessandro Tassoni l'omonimo e fortunatissimo poema eroicomico. Il pozzo, simbolo dell'umiliazione inflitta ai Bolognesi, sopravvisse fino al 1929 quando, per allargare quel tratto della via Emilia, l'edificio cui era annesso venne abbattuto.