Armando Falconi

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Armando Falconi

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Inventario
Testoni, serie 35, unità 0938

Notizie storico artistiche

Luogo della ripresa
Trieste
Serie
35 - Fotografie di attori e altre personalità
Supporto
cartaceo
Orientamento
verticale
Consistenza
1 pezzo
Misure immagine (in cm; hxb)
14,5x10
Indicazione di colore
b/n
Iscrizioni
Sul verso si legge: "Attore: Armando Falconi" e compare la numerazione 2/18
Descrizione
Positivo, b/n, incollato su cartoncino
Note
Armando Falconi -nato a Roma nel 1871- era figlio d'arte: suo padre, Pietro (1829-1901), fu attore generico poi capocomico; la madre, Adelaide Negri (1833-1902), era ugualmente attrice. Anche suo fratello, il meno famoso Arturo, si dedicò all'arte drammatica riscuotendo però meno successo degli altri componenti della famiglia. Dopo aver frequentato il collegio "Ungarelli" di Bologna, entrò come piazzista nella casa milanese di pubblicità "Manzoni", dove rimase fino al servizio militare. Finito il servizio di leva decise di dedicarsi al teatro e iniziò con il ruolo di "secondo amoroso". Si rivelò particolarmente adatto alle parti comiche e brillanti, tanto che emerse soprattutto nelle commedie. Nel suo repertorio figurano tra l'altro alcune opere testoniane. Nel 1901 -a trent'anni- sposò la cugina anche lei attrice Tina Di Lorenzo. Con lei formò un sodalizio sia professionale che personale ed ebbe il figlio Dino. Prima del matrimonio, a Budapest, sostenne un duello alla pistola contro un giornalista ungherese che aveva offeso la fidanzata. Successivamente, si dedicò anche al cinema,
interpretando quasi sempre un ruolo fisso, quello dell'attempato ed ingenuo rubacuori.
Dodici anni dopo la morte della moglie (1930), nel 1942 sposò Elisabetta Svoboda della compagnia di varietà "Al cavallino bianco" e si prese un periodo di riposo. Il bombardamento aereo su Roma del 19 luglio 1943 lo colse mentre recitava la parte del marchese di Forlimpopoli ne "La locandiera" di L. Chiarini presso i teatri di posa del Centro sperimentale di cinematografia. Nel fuggire all'aperto in preda alla paura, cadde rovinosamente e non fu più in grado di continuare la sua attività. Si ritirò allora a Godiasco (Pavia) insieme alla moglie.
Colpito dal morbo di Parkinson e costretto alla quasi immobilità, morì nel 1954 nella sua abitazione di Milano.
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